Storia di Lampedusa. L’affascinante passato di una piccola isola

La storia di Lampedusa è costellata di avvenimenti rilevanti: l'isola, situata nel cuore del Mediterraneo, è stata infatti un porto sicuro e punto di incontro per secoli. Da colonie greche e romane, passando per dominazioni normanne e aragonesi, fino al periodo agricolo e alla scoperta delle spugne. Il turismo, avviato con l'aeroporto nel 1968, ha cambiato il destino dell'isola. Nel 1986, l'attacco libico le conferì visibilità. Ora, protagonista nell'immigrazione, Lampedusa riflette sul passato e aspira a un futuro tra solidarietà, turismo e tutela ambientale.

Un viaggio alla scoperta della storia di Lampedusa, naturale confine e allo stesso tempo punto di contatto tra continenti, civiltà e religioni diverse.

Storia di Lampedusa

La storia di Lampedusa è strettamente legata alla sua posizione geografica al centro del Mediterraneo: porto sicuro in cui rifugiarsi durante le tempeste, luogo per rifornimento di acqua e di viveri durante la navigazione. Esigenze comuni che determinarono l’incontro, lo scontro, ma più spesso la convivenza, di gente di provenienza diversa. Furono questi sicuramente i motivi per cui Lampedusa per molti secoli rimase un’isola “neutrale”, pacifica e condivisa, dove si potevano scambiare merci e bottini di guerra in assoluta tranquillità; dove un eremita, antesignano di una cultura multietnica e interreligiosa, accoglieva sia cristiani che musulmani dando loro la possibilità di esercitare il proprio culto. Il nome stesso Lampedusa pare faccia riferimento alla luce in quanto, per segnalare la presenza dell’isola ai naviganti, di notte si accendevano fuochi lungo la costa.

L’isola fu abitata fin dalla preistoria da piccole comunità che si dedicavano all’agricoltura e alla pesca. Resti di capanne a forma circolare dell’età del bronzo sono sparsi su tutto il territorio dell’isola. I Fenici, popolo di navigatori, la utilizzarono come base e stazione di sosta nei loro commerci con la vicina Cartagine. Intorno al 500 a.C. furono i Greci a stabilirvi una delle loro colonie che addirittura “coniava” una sua moneta con Zeus da un lato e la raffigurazione di un tonno dall’altra. Questo dimostra come l’isola fosse al centro di floridi commerci e scambi tra le popolazioni che si affacciavano sul Mediterraneo. Anche i Romani abitarono stabilmente l’isola; essa costituiva un luogo di sosta e di rifornimento nella navigazione verso il Nordafrica ed era un importante centro di produzione del garum, prelibato condimento a base di pesce. Con la caduta dell’Impero Romano, Lampedusa fu devastata e saccheggiata dai Vandali di Genserico; fu poi sotto il controllo dei Bizantini e successivamente del mondo arabo. Basti pensare che nel 994 d.C. vivevano a Lampedusa circa mille persone, tutte di fede musulmana, che si dedicavano alla pesca, alla relativa “salagione” e al commercio. Si succedettero dominazioni normanne, angioine, aragonesi e si alternarono periodi di popolamento e di spopolamento, La trovò disabitata il re di Francia Luigi IX che vi approdò nel 1254 nel suo viaggio di ritorno dalla VII Crociata. Alfonso V d’Aragona nel XV secolo la concesse in feudo alla famiglia siciliana dei De Caro, dalla quale poi passò, per nozze, ai Tomasi. I nuovi proprietari non misero mai piede sull’isola, anzi, a più riprese tentarono di venderla agli Inglesi, ai Francesi e perfino ai Russi.

Ma Lampedusa continuava a mantenere questo suo fascino di luogo “sospeso” e neutrale tanto che Ludovico Ariosto, nell’Orlando Furioso, ambientò proprio sull’isola lo scontro epico tra Orlando dei Paladini di Francia e Agramante, re saraceno.

Risultati vani i tentativi dei Tomasi di vendere l’isola, anche per la ferma opposizione dei Borboni, agli inizi del 1800 la concessero in fitto, con contratto di enfiteusi perpetua, a una famiglia maltese che vi impiantò una piccola colonia agricola. I coloni riattarono l’antico castello, misero a coltura vari appezzamenti di terra e iniziarono un’attività pastorizia e scambi commerciali con la vicina Malta. Al primitivo gruppo di coloni maltesi si aggiunsero successivamente un centinaio di Inglesi la cui presenza cominciò a preoccupare i Borboni che temevano di perderne la sovranità e, confortati dall’esperienza maltese, decisero di acquistare l’isola dai Tomasi con lo scopo di farne una colonia agricola. Così nel 1843 si organizzò una spedizione inviando sull’isola 120 contadini e artigiani provenienti dalla Sicilia. Ad ogni colono venne assegnato un appezzamento di terra da coltivare, una casa e un piccolo sussidio governativo. Un ordinato piano urbanistico previde la costruzione di sette “palazzi” sul pianoro di fronte al porto e una strada di collegamento tra il centro urbano e l’antico castello. Si iniziò a rassodare i terreni e a metterli a coltura, si realizzarono mulini, si costruirono nuove cisterne per l’acqua e si separarono le terre agricole da quelle a pascolo. Per ben due volte il re di Napoli Ferdinando II visitò l’isola nel corso della colonizzazione, seguendone attentamente il progredire e dotandola di tutti quegli strumenti economici e normativi necessari al suo sviluppo. Ma l’entusiasmo iniziale cominciò a venir meno a seguito di alcuni anni di siccità e, in particolar modo, con la fine del Regno delle Due Sicilie e la nascente Unità d’Italia. Venne revocata l’assegnazione delle terre ai coloni e molti di essi furono costretti ad abbandonare l’isola; quelli rimasti, non avendo altra fonte di sussistenza, continuarono a disboscare l’isola per fare carbone. Fu in quel periodo che Lampedusa divenne anche colonia penale.

La scoperta di banchi di spugne nei fondali dell’isola nella seconda metà del 1800, determinò un periodo di relativo benessere che ben presto svanì con la completa distruzione dei fondali. Lampedusa scoprì però la sua vocazione marinara e l’economia dell’isola si convertì alla pesca e alla lavorazione del “pesce azzurro”. Questa attività caratterizzò la vita dell’isola per lunghi decenni offrendo una dignitosa economia che dipendeva dalla pesca, prevalentemente nel periodo estivo, e dall’attività agricola in quello invernale. La costruzione dell’aeroporto nel 1968 fece uscire Lampedusa dal suo secolare isolamento e offrì nuove opportunità di sviluppo economico e sociale; Lampedusa cominciò ad aprirsi lentamente a una nuova realtà: il turismo. Per i lampedusani questa diventò l’occasione di riscatto dell’isola; in molti dismisero le attività legate alla pesca e all’agricoltura per diventare piccoli imprenditori turistici; si costruirono alberghi, residence, ristoranti e case per accogliere i nuovi ospiti.

Nell’aprile del 1986 l’isola balzò improvvisamente all’onore delle cronache quando il colonnello libico Gheddafi, come ritorsione al bombardamento americano di Tripoli, lanciò due missili Scud contro la base Nato di Lampedusa. I missili non raggiunsero il bersaglio ma l’episodio diede grande visibilità all’isola, fino ad allora sconosciuta anche a gran parte degli Italiani. 

Lampedusa negli ultimi anni è ritornata alla ribalta internazionale per i temi legati all’immigrazione in Europa dai paesi africani. L’isola ha riscoperto il suo antico ruolo di ponte tra continenti e porto della salvezza per quanti sono alla ricerca di una futuro migliore, dando una grande testimonianza di umanità e solidarietà. Per la prima volta nella sua storia, nel 2013, l’isola ha ricevuto la visita di un Papa, e nel 2016 quella del Presidente della Repubblica Italiana. Attraverso la conoscenza della sua storia oggi l’isola riscopre le sue radici e con orgoglio può guardare al suo futuro dove potrà convivere un impegno alla solidarietà umana e un turismo legato alle straordinarie bellezze naturali dell’isola che andranno sempre più tutelate e valorizzate.

l’IsolaBella Periodico / Hub Turistico Lampedusa

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